Gli otoliti (dal greco oto– orecchio, –lithos, pietra) sono delle strutture calcificate collocate all’interno dell’orecchio dei pesci ossei (osteitti), mentre nei pesci cartilaginei (condroitti), come ad esempio negli squali, sono assenti o poco sviluppate. Gli otoliti sono organuli dell’udito e dell’equilibrio e sono formati da carbonato di calcio depositato in forma di aragonite in strati regolari (o anelli di crescita) che creano dei motivi simili alla sezione di un tronco d’albero.
Gli otoliti aumentano di dimensione durante tutta la vita del pesce ed inoltre gli anelli di crescita differiscono di spessore a seconda della stagionale variazione della temperatura dell’acqua in cui il pesce vive; per questo motivo tali organuli subiranno una crescita maggiore in primavera ed estate, rispetto ad un rallentamento o arresto della crescita durante l’inverno, in relazione anche all’abbondanza di cibo disponibile.
Come vengono utilizzati gli otoliti nell’ambito archeologico?
Gli otoliti presentano delle differenze morfologiche e metriche che spesso permettono l’identificazione della specie. Il confronto con una collezione di referenza, supportato dall’utilizzo di manuali cartacei o digitali, sono strumenti base per questo tipo di analisi.
L’incremento dimensionale, quantificabile per ogni stagione, permette di utilizzare questi organuli per studi relativi alla crescita e alla stagione di morte del pesce. Questo è possibile attraverso l’osservazione tramite un microscopio a luce trasmessa o riflessa della sezione sottile trasversale dell’otolite, che permette di contare e misurare gli anelli di crescita. Questo tipo di analisi fornisce informazioni importanti nella ricostruzione della stagionalità di occupazione di un sito e lo sfruttamento stagionale di una fonte di pesca.
Gli otoliti possono essere anche utilizzati, attraverso le analisi isotopiche, per ricostruire il percorso migratorio del pesce da acque dolci a salate, ma anche per esplorare il livello di nutrienti e di inquinamento delle acque nel passato. Vista la vastità di questo argomento, approfondiremo le analisi isotopiche in un post apposito.
Gli otoliti invisibili e altre problematiche metodologiche
Purtroppo, ci sono numerose problematiche a livello tafonomico nello studio degli otoliti. Sfortunatamente questi piccoli scrigni di informazioni non si preservano spesso nel record archeologico. Essendo costituiti principalmente da carbonato di calcio, tendono a dissolversi in terreni con pH acido; inoltre, viste le piccole dimensioni, gli otoliti non venivano frequentemente raccolti nel passato, dove la procedura di scavo e recupero reperti non prevedeva l’utilizzo del setaccio. Rassomigliando dei piccoli sassolini, spesso questi elementi non vengono identificati in fase di raccolta e vengono scartati anche quanto il terreno viene setacciato. Infine, la fragilità strutturale degli otoliti spesso ne causa la frammentazione degli strati esterni, rendendo impossibile la determinazione dell’età e della stagione di morte.
A livello biologico, inoltre, sono stati osservati dei casi in cui otoliti provenienti dallo stesso pesce differivano nel numero di anelli di crescita. Oltre a questo, ci sono numerosi fattori che influenzano negativamente la crescita degli otoliti, ad esempio numerose espressioni di stress fisiologico rallentano la deposizione degli anelli di crescita, come gestazione, malnutrizione, malattie e parassiti.
A presto, con nuovi articoli per comprendere meglio l’archeozoologia!
Contributo scritto da Angela Maccarinelli
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